Aprile poesia di Diego Valeri

 

Per sapere la gioia dell’aprile,
bisogna, amici, uscir per i sobborghi,
mirare il cielo, le vie dorate e gli orti,
e i colli che traspaiono laggiù.

Serenità divina! azzurro e azzurro! …
I carrettieri passano cantando;
si rincorrono i bimbi strepitando;
Stan sull’uscio le donne a comarò.

Una gallina ci attraversa il passo,
e becca ai nostri piedi un verme rosso;
gli anitroccoli biondi accanto al fosso
si spulciano con gaia alacrità…

Prime foglie tremanti su la rama
nuda, o lucenti sulla terra bruna!
Si vorrebbe baciarle ad una ad una,
piangendo di dolcezza e di bontà.

Ecco un pèsco fiorito, più soave
di soave fanciulla adolescente,
ecco un ciliegio più forte e splendente
dell’uomo arriso dalla gioventù.

Una distesa d’orti. In primo piano:
selvette d’insalata ricciolina,
viali d’aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù;

dietro: tappeti di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte scure fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu;

nello sfondo: robinie che la guazza
ha ingioiellato di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti…
e il cielo azzurro… la serenità!

Si va col passo dei conquistatori,
col cuore acceso nell’aperta mano.
Vogliam gettarlo, amici, al ciel lontano,
o al balcone che primo s’aprirà?..

 

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