Don Giovanni poesia di Giorgio Orelli

«Non so più chi pensavo d’andar a trovare. Che ramo
(che dente del rastrello) prenderò?» Si chiedeva,
anche, se gioia o infamia avrebbe tinto il suo giorno.
Miseria ce n’era abbastanza, a cominciare
da quel cavallo, nero lucido, ma scarso, intricato
come una mosca defunta nel bicchiere.
«Riempi bene i vuoti», si diceva, e intanto, là, seduto
su una piccola seggiola, le gambe allungate sul prato,
mungeva il nulla, offrendo or una guancia or l’altra
a un sole pallido che, d’improvviso, scaldava
sino a fendere i fichi per le vespe.
Sentiva, ogni tanto, alle spalle, rumore di tacchi,
ma non si voltava; poi, da una chiesa inghiottita dal verde,
scaglie d’una toccata, d’una fuga, e una donna: «Che bella
sposa, che lusso».
………………«Oh Elvira, Elvira.»

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