Sindrome di Williams: cos’è?
Cos’è la sindrome di Williams, quali sono i sintomi e le cause? La sindrome di Williams è una malattia genetica rara caratterizzata da disturbi dello sviluppo, dovuta alla cancellazione di alcuni geni adiacenti presenti in una zona del cromosoma 7. Uno dei geni coinvolti è quello incaricato della codifica per l’elastina, una componente dei tessuti connettivi, soprattutto delle arterie. Una problematica legata a questo tipo di proteina porta gli individui affetti da sindrome di Williams ad avere problemi vascolari e connettivali. I soggetti affetti dalla sindrome presentano delle caratteristiche distintive come, ad esempio, un setto nasale appiattito, bocca larga, guance prominenti, edema periorbitale e, in alcuni casi, iride a stella. In particolare, si presentano come conseguenze di tale condizione una difficoltà nell’analisi visuo-spaziale e specifici problemi comportamentali e psichiatrici. Data la sua tarda insorgenza, tale malattia è difficile da diagnosticare tempestivamente in quanto i tratti sopra descritti si accentuano verso i 4-5 anni. A tali deficit si associano anche varie complicazioni mediche, per questo motivo è definito un disordine “multisistema”. Le alterazioni cardiovascolari costituiscono una delle complicazioni più gravi e più diffuse (80% dei casi) e sono la maggior causa di decessi. A causa di tali complicazioni, gli individui affetti da questa malattia devono essere tenuti costantemente sotto controllo e per tutta la durata della loro vita. Diversamente da altre sindromi, quella di Williams non dipende dal genitore che l’ha trasmessa. Vi è un 50% di possibilità che il genitore affetto possa trasmettere al figlio la malattia.
Viene di solito individuata per via di alcune delle conseguenze sopra citate come il ritardo evolutivo, i problemi cardiaci e la SVAS e, principalmente, per il profilo cognitivo e lo stile comportamentale del paziente. Una volta intuita la possibile presenza della sindrome, si procede solitamente con un test di ibridizzazione fluorescente in situ, o FISH, che permette di identificare la presenza di microdelezione. Successivamente, essenziale è il monitoraggio del paziente e la possibilità di alcuni interventi utili per facilitare l’apprendimento e lo sviluppo.
E’ importante precisare però che Noi di Mondomamma.org riportiamo solo quanto scritto sugli altri siti di notizie e non siamo medici. Per avere maggiori informazioni bisogna rivolgersi ad un medico specialista.
Sindromi
Scopri quali sono le tipologie di sindrome più comuni
Sindrome della vescica dolorosa
Sindrome di ohdo blefarofimosi